sabato 8 ottobre 2016

......... RAPPRESENTANTI DI LISTA









CIAO……… PROPONITI COME NOSTRO RAPPRESENTANTE DI LISTA E VIGILA SUL BUON ANDAMENTO DELLE PROSSIME VOTAZIONE E SUL CORRETTO SVOLGIMENTO DELLO SPOGLIO. LE ELEZIONI SONO UNO STRUMENTO IMPRESCINDIBILE PER IL FUTURO DEL NOSTRO COMUNE E DELL’INTERA MONTAGNA.



Dico a te vuoi vigilare sulle operazioni di voto nelle prossime elezioni del Sindaco e dei Consiglieri Comunali del comune ormai unico di San Marcello P.se e Piteglio nella primavera del 2017?

Proponiti Rappresentante di Lista per assicurare un buon andamento delle votazioni sia nella fase di voto che in quella di scrutinio.


Rappresentanti di Lista Elezioni Comunali 2017

Per le prossime Elezioni cerchiamo cittadini disponibili ad essere inseriti nell’elenco dei rappresentanti di Lista per il M5S presso i seggi elettorali del comune San Marcello P.se Piteglio

Cosa fa il rappresentante di lista:
E’ necessario essere residente in uno dei due comuni.
Chiama al numero oppure puoi contattarci come più ti aggrata…… verrai formato per svolgere il tuo compito con capacità e professionalità.

I compiti
IL rappresentante di lista è una figura istituita dall’art. 9 della legge 108 del 17 febbraio 1968, il cui compito è quello di controllare la regolarità e il corretto svolgimento delle operazioni di voto durante una consultazione elettorale.



Anche il rappresentante di lista è un pubblico ufficiale e può essere allontanato dopo due ammonimenti in caso eserciti pressioni contro l’elettorato. Può essere presente dalla costituzione del seggio (non prima delle 16 del sabato antecedente le urne) fino allo scrutinio finale. Può tenere una copia dei registri elettorali, annota gli elettori che si sono presentati ma a causa delle norme sulla privacy non compila gli elenchi di chi non ha votato. Il suo parere è meramente consultivo al momento dello scrutinio, può contestare le schede (e queste vengono iscritte a verbale) ma non ha diritto di veto.

sabato 1 ottobre 2016

.............CENTRALI A BIOMASSE...........

                CON LE CENTRALI A BIOMASSE                      GUADAGNA SOLO CHI LE PRODUCE E "SOCI"




A chi possono servire


Servono agli imprenditori che realizzano l’opera, per beneficiare di generosi incentivi statali previsti per le “fonti rinnovabili”. Senza incentivi statali verrebbe meno la ragione economica principale di questa attività. In ogni caso è possibile ritenere che la generalizzata propensione alle centrali a biomassa una scusa per una più generale prospettiva di riutilizzo di queste centrali per il trattamento di rifiuti. Infatti, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu) è equiparata alle biomasse con decreto ministeriale. Facile prevedere che una volta costruite queste centrali, invece di essere alimentate con scarti di legno e tagli di boschi, di cui la nostra montagna non dispone di quantità sufficiente, e che hanno un costo sempre maggiore, potranno essere alimentate con Forsu, il cui costo di smaltimento è già una prima fonte di redditività. Il conferimento della Forsu vale da 80 a 110 €/t, il verde circa 60 €/t e i fanghi da depurazione circa 90 €/t.


inquinamento


Se pensiamo che una centrale a biomasse solide della potenza di 1 MW accesa tutto l’anno, tutti i giorni 24 h al giorno consuma 14.400 t/anno di materia prima due sono le considerazioni: la prima è che l’enorme inquinamento derivante dalla combustione di una così elevata quantità di materiale non è limitato soltanto all’entità dei fumi, delle ceneri e delle microparticelle emesse nell’aria, ma deve tener conto anche del traffico di camion necessario per il continuo rifornimento della biomassa da bruciare; la seconda è l’impossibilità di rispettare una clausola che troviamo sempre nei progetti di questi impianti “materiale reperito in zona”. Non è difficile capire come sia impossibile raggiungere tali quantità solo con le potature degli alberi o con il legname residuo del taglio consueto dei boschi in zona che qualche amministratore di ente locale ha prospettato. Quindi il materiale da bruciare viene da forniture diverse, incluse importazioni di cippato a prezzo più economico, spesso proveniente dall’estero, anche da zone altamente inquinate o da paesi in via di sviluppo che subiscono il “land grabbing” (accaparramento di terreni da parte di società straniere).


a cosa servono


Le centrali a biomasse possono bruciare qualsiasi tipo di combustibile secco e purtroppo in molti casi è stato accertato che in queste centrali venivano inceneriti illegalmente anche altri prodotti (immondizia, plastica, gomma). Inoltre il Decreto Ministeriale (DM 6 luglio 2012 “nuovi incentivi alle rinnovabili”) ha introdotto la possibilità di alimentare le centrali a biomassa anche con Combustibile Solido Secondario (CSS) cioè il rifiuto secco trattato. Quindi è purtroppo possibile “per decreto” bruciare lecitamente i rifiuti in questo tipo di impianti.
Da quanto esposto sorgono spontanee due considerazioni: la prima che dietro l’etichetta BIO chi promuove questi impianti ha spesso le carte in regola per partecipare al ricchissimo business del trattamento dei rifiuti; la seconda che i cittadini pagano quindi più volte: con i soldi per gli incentivi, con le tasse per lo smaltimento dei rifiuti e con la salute il proliferare di questi impianti.



danni alla salute


Con le centrali a combustione diretta di biomasse l’impatto ambientale è molto gravoso, soprattutto in relazione al fatto che vengono considerate biomasse anche materiali altamente inquinanti (elenco D.M. 6 luglio 2012). Tutte le biomasse bruciate liberano in atmosfera quantità enormi di sostanze altamente inquinanti che per ricaduta vanno ad inquinare l’ambiente e in particolare i terreni agricoli, oltre a formare ulteriori aggregazioni chimiche inquinanti che vanno a depositarsi anche nei polmoni di animali e umani. Infatti a temperature elevate, fino ad 800° C, gli impianti liberano fumi con molte sostanze inorganiche che volatizzano per poi ricombinarsi sotto forma di polveri sottili ovvero di particolato. Questo termine, indicato con la sigla PM, designa piccolissime particelle solide o liquide del diametro del micron che rimangono sospese nell’aria per periodi variabili e dipendenti dalla loro massa e diametro prima di ricadere al suolo. Le particelle hanno un diametro che può variare da un paio di nanometri fino a 100 micron e in base a questa caratteristica possono avere una diversa penetrazione nei polmoni di animali e persone fino a penetrare direttamente nel sangue quando il particolato diventa ultrasottile.
Il termine “bio” viene utilizzato arbitrariamente per attribuire una valenza positiva e “naturale” a questo tipo di impianti in modo da poterli associare al mondo della cosiddetta “green economy”. L'inganno del linguaggio, in questo caso, è strumentale ad una politica di proliferazione di queste tecnologie sotto l’ombrello dell’ecologia e del rispetto della natura.
Il termine “bio” significa vita, crediamo che questi impianti di vita non ne dispensino affatto
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Dichiariamo guerra a chi cerca di promuovere le centrali a biomasse che di BIO hanno il solo scopo di distruggere l'unica zona ancora salubre in termine di acqua e aria incontaminata, la zona della nostra montagna  .
alcuni dati: eco magazine