CENTRALI TERMICHE A GASOLIO E CARBONE.
PREDICARE BENE E RAZZOLARE MALE.
Un giornalista ha risposto “Sono dei politici”.
Possono raccontare barzellette solo perché sono politici. AVEVA RAGIONE LA NONNA (Tanto sono tutti uguali).
Tra un vaccino, una promessa, un lockdown si tira alle lunghe. Dov’è finita la corsa all’energia verde? Oppure attendiamo che il costruttore di turno spalmi con olio e burro chiarificato questo o quel politico.
La corsa alle auto elettriche è una bufala, per smaltire le batterie occorrono 5.000€
Senza contare che in Italia pochissimi hanno un garage o un approdo dove ricaricare le batterie delle proprie auto.
12 centrali sparse tra Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Lazio, Puglia e Sardegna producono elettricità bruciando carbone. Otto sono di proprietà dell’Enel, due di A2A, una della E.ON e una della Edipower. Nel 2014 hanno soddisfatto il 13,5 per cento del consumo interno lordo di energia elettrica a fronte delle emissioni di ben 39 milioni di tonnellate di CO2, circa il 40 per cento di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale. Allo stesso tempo, nel frattempo 521 morti all’anno per cause legate direttamente agli effetti dell’esposizione ai fumi della combustione di carbone.
Numero di centrali a carbone in Italia |
12 (fonte: Assocarboni) |
Fabbisogno elettrico soddisfatto rispetto al totale |
13,5% nel 2014 (fonte: Terna) |
Decessi prematuri dovuti al carbone |
521 all'anno (fonte: Università di Stoccarda, 2010 - Greenpeace) |
Emissioni di CO2 |
39 milioni di tonnellate all'anno, pari al 40% prodotto dal sistema elettrico nazionale |
L’Italia non dispone ancora di una exit strategy dal carbone e dove addirittura a volte si sente parlare di nuove centrali (come ad esempio il progetto di "saline ioniche” a Reggio Calabria, recentemente archiviato). L’area in cui doveva sorgere è già devastata da stabilimenti mai decollati che hanno fatto solamente la gioia della ‘ndrangheta.
Non tutti gli arcipelaghi, tuttavia, dispongono di un allaccio alla rete elettrica nazionale; è il caso, ad esempio, delle isole al largo della Sicilia: Eolie, Egadi, Pelagie, Pantelleria. Esse, anche a causa della distanza dalla terraferma, sono da sempre elettricamente autosufficienti.
Gli stabilimenti di produzione sono spesso privati, quasi sempre con fonti non rinnovabili. Malgrado l’enorme potenziale solare ed eolico (si pensi alle isole Eolie, che prendono il nome proprio dal dio dei venti), la produzione di energia elettrica è affidata a centrali elettriche a gasolio, spesso vetuste e difficili da rifornire (a Stromboli, ad esempio, ogni giorno un elicottero trasporta centinaia di litri di combustibile facendo la spola con la Sicilia).
Tutto ciò a causa di vincoli paesaggistici, di difficoltà tecniche, di ritardi gestiti. Negli scorsi anni era stato anche bloccato un impianto eolico off-shore a Pantelleria, per l’impatto ambientale che le 38 pale da installare al largo dell’isola avrebbero provocato.
Una patata bollente che nessuno vuole.
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