domenica 27 novembre 2016

NOTIZIE IN RETE/I NOSTRI SOLDI

GIRANDO IN RETE……….QUASI RETE

Non restano spiccioli per le pensioni

State sereni, per non affaticare il vostro fegato alcuni compensi sono stati ignorati

Governo Renzi, ecco gli stipendi degli staff dei ministri. Trasparenti a metà, oppure no!


Online ogni centesimo di spesa pubblica", annunciava il premier ad aprile. Ma su governo.it mancano molti dati sulle retribuzioni dei collaboratori dei titolari dei dicasteri. Budget di 1,5 milioni per la Boschi (che promette risparmi). A palazzo Chigi il più pagato è il segretario generale Bonaretti, con 240mila euro



Solo per mantenere gli staff delle tre "Marie" ministre, Maria Elena Boschi, Maria Anna Madia e Maria Carmela Lanzetta, Palazzo Chigi prevede 3,2 milioni


Al secondo posto per limite di spesa troviamo Marianna Madia, ministro della Semplificazione della pubblica amministrazione che dispone di 1 milione di euro, state calmi.



Un dettaglio: nell’elenco dei collaboratori della Madia manca il trattamento accessorio di Bernardo Polverari, Consigliere parlamentare e capo di gabinetto.



Palazzo Chigi ha anche un fotografo ufficiale. Ma lo stipendio è “da determinare”.

Contenti?






domenica 6 novembre 2016

PONTE DI BURRO

A PROPOSITO DI PONTI


San Marcello Pistoiese tutto a posto?



Come nel resto d'Italia






Il ponte che attraversa il centro abitato di San Marcello Pistoiese, perde pezzi. Di tanto in tanto si stacca qualche mattone………. Chi dovrà intervenire prime che sia troppo tardi?………...Centro abitato (forse il COMUNE)……………...ma è una strada statale (allora ANAS)…...nooooooo! Deve intervenire la PROVINCIA………….



ATTENDIAMO IL CROLLO POI…….INTERVERRANNO TUTTI


Leggendo in rete qualche disastro annunciato……..nessun responsabile



Disastro sulla Ss 36, la "superstrada del lago" che collega Milano a Lecco. La campata centrale è crollata in blocco mentre stava passando un camion con un trasporto eccezionale. Oltre alla vittima, ci sono 4 feriti. Il cantoniere tre ore prima aveva chiesto di interrompere il traffico. Ma la Provincia contesta la ricostruzione: "E se c'era un'emergenza, potevano chiuderla loro" .
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Dopo, anche oggi il maltempo ha causato la morte di altre tre personenel Grossetano. Erano dipendenti dell’Enel che si trovavano a bordo di una vettura di servizio coinvolta nel cedimento di un ponte sul fiume Albegna, a Marsiliana, in provincia di Grosseto. In Toscana la situazione resta pesante.
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Un ponte crollato e cinque abitazioni isolate, alla periferia di Arezzo, a causa del maltempo che ha provocato la piena del torrente Cerfone. Il ponte franato collegava la frazione di Palazzone alla strada provinciale di Palazzo del Pero. Il maltempo sta causando danni anche nel resto della Toscana
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Nessuno si è mai calato a guardare tra quegli anfratti, per capire se le crepe che si sono aperte in superficie abbiano una spiegazione alle radici. Cingoli viene chiamata la terrazza delle Marche, ma è famosa anche per dissetare un’ampia fetta di popolazione dell’entroterra maceratese, fino ai piedi del Conero, Sirolo, Numana. E’ il lago artificiale di Castreccioni, con una bella diga a produrre acqua potabile per quasi centomila persone. Sopra il lago passano quattro ponti, il più grande soffre di difetti strutturali fin dalla sua costruzione. La ditta è fallita quando la Protezione civile ha definito il ponte (che è anche viadotto) a grave rischio in caso di eventi sismici…… Tutto nel dimenticatoio, il terremoto è arrivato.
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Tante grida d’allarme, in Italia, finiscono col trasformarsi in drammatici disastri per i quali non si trovano mai dei responsabili. Eppure, i potenziali colpevoli esistono sempre, e potrebbero essere facilmente individuati analizzando le inascoltate richieste d’aiuto inviate di volta in volta alle autorità competenti. Sembra il caso della diga a sbarramento situata sul fiume Musone che, dall'1987, ha creato il lago artificiale più esteso del centro Italia, sorvolato addirittura da tre viadotti. A seguito dei terremoti che hanno colpito il Centro Italia negli ultimi mesi il viadotto è stato chiuso, bloccando buona parte dei collegamenti.
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"Publiacqua ci ha detto che nei giorni precedenti non risultano chiamate dalla zona per perdite o infiltrazioni", ed ha definito "provvidenziali le operazioni di chiusura della strada a pedoni ed automezzi per la perdita di acqua da parte di una tubazione" nella stessa zona di quello che poi ha ceduto portando al crollo del manto stradale: "sarebbe andata molto peggio, se questo non fosse stato fatto". Lo ha spiegato, durante la sua comunicazione al Consiglio riguardo il crollo sul lungarno Torrigiani, il sindaco di Firenze Dario Nardella che ha ricostruito quanto successo. Al termine dell'intervento su questa tubazione, avvenuto "intorno alle 3,40", Publiacqua ha informato della "fine dell'intervento". "Alle 6 si verifica lo sprofondamento a 350 metri dal punto della prima perdita, ma la centrale operativa del Comune non riesce a rintracciare Publiacqua, fino alle 7: a quel punto, da Publiacqua, hanno detto prima delle otto non sarebbe potuta arrivare una squadra", ha aggiunto il sindaco###############

La partita aperta sulle manutenzioni è anche e soprattutto quella delle Province, che in via di smantellamento lamentano i pochi denari a disposizione per riuscire a operare sui circa 10 mila chilometri di strade di competenza. A livello nazionale, scrive un recente rapporto dell’Unione Province Italiane, ironia della sorte citato in sede di approvazione del bilancio della provincia di Lecco, secondo cui «gli investimenti per la viabilità e la sicurezza dei 130.000 km di strade provinciali sono crollati da 7,3 euro al chilometro a 2,17 euro al chilometro».
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29 dicembre 2010 - Intorno alle 21,30 il cedimento di 2 conci dello scarico di superficie della diga di Montedoglio ha causato un'importante fuoriuscita di acqua dall'invaso che si è riversata nel fiume Tevere. Inevitabili gli allagamenti avvenuti nel corso della notte.
La segnalazione di problemi agli sfioratori della diga di Montedoglio - si legge nel comunicato stampa Provincia di Arezzo - e' arrivata al Centro Situazioni della Provincia alle ore 21.45. Immediatamente si è attivata la protezione civile. Alle ore 21.51 l'Ente Irriguo Umbro Toscano ha comunicato che la portata in uscita dalla diga risultava di 600-700 mc/sec. E' stata attivata Sala Operativa in Prefettura, mentre Vigili del Fuoco di Arezzo e forze dell'ordine si sono recate nelle zone interessate. Il primo provvedimento ha riguardato la chiusura del ponte sul fiume Tevere, lungo la Due Mari.

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Palermo – Quando il gioco si fa duro, in Sicilia cominciano a crollare i ponti. Manutenzione ridotta al minimo? Solidità della costruzione messa in pericolo dall’uso di materiali scadenti, tra cui cemento depotenziato come la storia ci insegna? Oppure riflessi di una corruzione politica, burocratica e famelica? Il mix c’è tutto, non ci è permesso di trarre conclusioni.
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Un ponte fra Ravanusa e Licata, lungo la statale 626, è crollato per cause in fase di accertamento. Sono rimaste coinvolte nell’incidente diverse auto. Le macchine hanno arrestato improvvisamente la propria marcia creando un tamponamento a catena.
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Paura, disagi ma nessun ferito. Lunedì sera il ponte lungo la Provinciale 17, la
strada che collega Corinaldo con la vicina provincia di Pesaro è improvvisamente crollato. Fortuna che il quel momento nessuno attraversava
Da tempo il ponte era in fase di ristrutturazione ed era percorribile solo ad una corsia, un provvedimento che non è servito ad evitarne il crollo. Il ponte ha ceduto attorno alle 20 e nelle prossime ore verrà completamente rimosso.
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Maltempo anche in Trentino Alto Adige. E' completamente isolato il comune di Sarentino, un abitato di 6 mila abitanti poco distante da Bolzano, per la caduta di una frana lungo la strada statale conduce al paese. La frana si è staccata a causa delle fittissime piogge che insistono da ore su tutta l'area alpina. Per far fronte a quella che anche in Trentino-Alto Adige si sta rivelando come un'emergenza sono in azione migliaia i uomini della Protezione civile, i vigili del fuoco e i volontari

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La situazione della viabilità nella provincia di Siena è arrivata all’allarme rosso. Oltre alle criticità del territorio si unisce la chiusura del ponte sul fiume Paglia, che di fatto interrompe la Cassia. Altri problemi Firenze, Bettolle, Grosseto, insieme alle strade minori che si percorrono verso Roma.
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LA STORIA SI RIPETE
Tutti assolti per mancanza di prove i cinque imputati per il crollo di una campata del ponte della via Emilia sul Po tra S. Rocco al porto (Lodi) e Piacenza avvenuto il 30 aprile 2009: il giudice del tribunale di Lodi ha escluso. In 1° grado, responsabilità per il disastro colposo e per le lesioni riportate da tre automobilisti, per altri cinque tra dirigenti ed ex dirigenti dell’Anas. Altri erano già stati prosciolti in udienza preliminare.


QUANTO DOBBIAMO ATTENDERE PER UN MINIMO DI SICUREZZA?







sabato 8 ottobre 2016

......... RAPPRESENTANTI DI LISTA









CIAO……… PROPONITI COME NOSTRO RAPPRESENTANTE DI LISTA E VIGILA SUL BUON ANDAMENTO DELLE PROSSIME VOTAZIONE E SUL CORRETTO SVOLGIMENTO DELLO SPOGLIO. LE ELEZIONI SONO UNO STRUMENTO IMPRESCINDIBILE PER IL FUTURO DEL NOSTRO COMUNE E DELL’INTERA MONTAGNA.



Dico a te vuoi vigilare sulle operazioni di voto nelle prossime elezioni del Sindaco e dei Consiglieri Comunali del comune ormai unico di San Marcello P.se e Piteglio nella primavera del 2017?

Proponiti Rappresentante di Lista per assicurare un buon andamento delle votazioni sia nella fase di voto che in quella di scrutinio.


Rappresentanti di Lista Elezioni Comunali 2017

Per le prossime Elezioni cerchiamo cittadini disponibili ad essere inseriti nell’elenco dei rappresentanti di Lista per il M5S presso i seggi elettorali del comune San Marcello P.se Piteglio

Cosa fa il rappresentante di lista:
E’ necessario essere residente in uno dei due comuni.
Chiama al numero oppure puoi contattarci come più ti aggrata…… verrai formato per svolgere il tuo compito con capacità e professionalità.

I compiti
IL rappresentante di lista è una figura istituita dall’art. 9 della legge 108 del 17 febbraio 1968, il cui compito è quello di controllare la regolarità e il corretto svolgimento delle operazioni di voto durante una consultazione elettorale.



Anche il rappresentante di lista è un pubblico ufficiale e può essere allontanato dopo due ammonimenti in caso eserciti pressioni contro l’elettorato. Può essere presente dalla costituzione del seggio (non prima delle 16 del sabato antecedente le urne) fino allo scrutinio finale. Può tenere una copia dei registri elettorali, annota gli elettori che si sono presentati ma a causa delle norme sulla privacy non compila gli elenchi di chi non ha votato. Il suo parere è meramente consultivo al momento dello scrutinio, può contestare le schede (e queste vengono iscritte a verbale) ma non ha diritto di veto.

sabato 1 ottobre 2016

.............CENTRALI A BIOMASSE...........

                CON LE CENTRALI A BIOMASSE                      GUADAGNA SOLO CHI LE PRODUCE E "SOCI"




A chi possono servire


Servono agli imprenditori che realizzano l’opera, per beneficiare di generosi incentivi statali previsti per le “fonti rinnovabili”. Senza incentivi statali verrebbe meno la ragione economica principale di questa attività. In ogni caso è possibile ritenere che la generalizzata propensione alle centrali a biomassa una scusa per una più generale prospettiva di riutilizzo di queste centrali per il trattamento di rifiuti. Infatti, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu) è equiparata alle biomasse con decreto ministeriale. Facile prevedere che una volta costruite queste centrali, invece di essere alimentate con scarti di legno e tagli di boschi, di cui la nostra montagna non dispone di quantità sufficiente, e che hanno un costo sempre maggiore, potranno essere alimentate con Forsu, il cui costo di smaltimento è già una prima fonte di redditività. Il conferimento della Forsu vale da 80 a 110 €/t, il verde circa 60 €/t e i fanghi da depurazione circa 90 €/t.


inquinamento


Se pensiamo che una centrale a biomasse solide della potenza di 1 MW accesa tutto l’anno, tutti i giorni 24 h al giorno consuma 14.400 t/anno di materia prima due sono le considerazioni: la prima è che l’enorme inquinamento derivante dalla combustione di una così elevata quantità di materiale non è limitato soltanto all’entità dei fumi, delle ceneri e delle microparticelle emesse nell’aria, ma deve tener conto anche del traffico di camion necessario per il continuo rifornimento della biomassa da bruciare; la seconda è l’impossibilità di rispettare una clausola che troviamo sempre nei progetti di questi impianti “materiale reperito in zona”. Non è difficile capire come sia impossibile raggiungere tali quantità solo con le potature degli alberi o con il legname residuo del taglio consueto dei boschi in zona che qualche amministratore di ente locale ha prospettato. Quindi il materiale da bruciare viene da forniture diverse, incluse importazioni di cippato a prezzo più economico, spesso proveniente dall’estero, anche da zone altamente inquinate o da paesi in via di sviluppo che subiscono il “land grabbing” (accaparramento di terreni da parte di società straniere).


a cosa servono


Le centrali a biomasse possono bruciare qualsiasi tipo di combustibile secco e purtroppo in molti casi è stato accertato che in queste centrali venivano inceneriti illegalmente anche altri prodotti (immondizia, plastica, gomma). Inoltre il Decreto Ministeriale (DM 6 luglio 2012 “nuovi incentivi alle rinnovabili”) ha introdotto la possibilità di alimentare le centrali a biomassa anche con Combustibile Solido Secondario (CSS) cioè il rifiuto secco trattato. Quindi è purtroppo possibile “per decreto” bruciare lecitamente i rifiuti in questo tipo di impianti.
Da quanto esposto sorgono spontanee due considerazioni: la prima che dietro l’etichetta BIO chi promuove questi impianti ha spesso le carte in regola per partecipare al ricchissimo business del trattamento dei rifiuti; la seconda che i cittadini pagano quindi più volte: con i soldi per gli incentivi, con le tasse per lo smaltimento dei rifiuti e con la salute il proliferare di questi impianti.



danni alla salute


Con le centrali a combustione diretta di biomasse l’impatto ambientale è molto gravoso, soprattutto in relazione al fatto che vengono considerate biomasse anche materiali altamente inquinanti (elenco D.M. 6 luglio 2012). Tutte le biomasse bruciate liberano in atmosfera quantità enormi di sostanze altamente inquinanti che per ricaduta vanno ad inquinare l’ambiente e in particolare i terreni agricoli, oltre a formare ulteriori aggregazioni chimiche inquinanti che vanno a depositarsi anche nei polmoni di animali e umani. Infatti a temperature elevate, fino ad 800° C, gli impianti liberano fumi con molte sostanze inorganiche che volatizzano per poi ricombinarsi sotto forma di polveri sottili ovvero di particolato. Questo termine, indicato con la sigla PM, designa piccolissime particelle solide o liquide del diametro del micron che rimangono sospese nell’aria per periodi variabili e dipendenti dalla loro massa e diametro prima di ricadere al suolo. Le particelle hanno un diametro che può variare da un paio di nanometri fino a 100 micron e in base a questa caratteristica possono avere una diversa penetrazione nei polmoni di animali e persone fino a penetrare direttamente nel sangue quando il particolato diventa ultrasottile.
Il termine “bio” viene utilizzato arbitrariamente per attribuire una valenza positiva e “naturale” a questo tipo di impianti in modo da poterli associare al mondo della cosiddetta “green economy”. L'inganno del linguaggio, in questo caso, è strumentale ad una politica di proliferazione di queste tecnologie sotto l’ombrello dell’ecologia e del rispetto della natura.
Il termine “bio” significa vita, crediamo che questi impianti di vita non ne dispensino affatto
.

Dichiariamo guerra a chi cerca di promuovere le centrali a biomasse che di BIO hanno il solo scopo di distruggere l'unica zona ancora salubre in termine di acqua e aria incontaminata, la zona della nostra montagna  .
alcuni dati: eco magazine


martedì 24 maggio 2016

MULINI A VENTO................................



 MONSANTO-BAYER


Avrete letto in questi giorni che Bayer lancia la scalata a Monsanto. Dopo giorni di mezze frasi, è arrivata la conferma, il gruppo chimico-farmaceutico tedesco ha annunciato di aver presentato un'offerta da 55 miliardi di euro (62 miliardi di dollari, 122 dollari ad azione) per ottenere il controllo della multinazionale statunitense di biotecnologia Monsanto: si tratta della più grande offerta mai lanciata da un gruppo tedesco per una società estera.
Se l'acquisto andasse a buon fine, potrebbero fare tutto in famiglia con ricavi inimmaginabili dai semi OGM ormai primato mondiale, ai pesticidi per la stessa agricoltura.
Nel 2015, Bayer - che impiega 117mila persone - ha realizzato un fatturato di oltre 46 miliardi di euro.
Monsanto,

(Monopolio del mercato dei semi;
produzione di armi di distruzione di massa;
avvelenamento di terre, persone e animali;
esproprio delle terre dei piccoli produttori;
furto, appropriazione, manipolazione delle risorse naturali del pianeta;
distribuzione di pubblicità ingannevole. )
invece, ha realizzato un fatturato superiore ai 15 miliardi di dollari con un utile netto di 2,3 miliardi. Il consolidamento nel settore agrochimico è in atto da tempo, anche come risposta ai bassi prezzi delle materie prime e all'alto livello delle scorte. Altre pentole sono in ebollizione si possono ascoltare dal borbottio continuo, l'azienda statale cinese Chemchina ha fatto spese in Svizzera a spese della Syngenta, mentre la Dupont e la Dow chemical si sono fuse. L'allarme è doveroso in quanto siamo consapevoli che questi matrimoni non promettono niente di buono per le popolazioni......

Come dire che l'azienda prima ci avvelena con i suoi diserbanti, e poi con la sua stessa azienda farmaceutica ci cura..............attenzione non del tutto altrimenti una popolazione sana non fa reddito.
La nostra è una battaglia contro i mulini a vento ma non arrendiamoci.












mercoledì 18 maggio 2016

L'ASSEDIO DEVE TERMINARE..........


SIAMO IN GUERRA, non parlo di guerra convenzionale anche se, in molte parti del mondo ci sono guerre della “imbecillità umana”.

La mia riflessione è sulla guerra totale che stanno combattendo contro, aria, acqua, cibo; non sparano contro uno pseudo nemico ma ahimè, contro l'umanità, contro i propri famigliari, contro i propri figli, i propri nipoti, guerra totale contro ogni essere vivente.
Questa accozzaglia di feccia umana deve essere fermata.

ARIA
(Le soglie di concentrazione in aria delle polveri fini PM10 sono stabilite dal D.Lgs. 155/2010 e calcolate su base temporale giornaliera ed annuale. È stato registrato il numero di superamenti, dal 2002 al 2014, presso le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria della rete regionale ARPAV, di due soglie di legge: Valore Limite (VL) annuale per la protezione della salute umana di 40 μg/m3; Valore Limite (VL) giornaliero per la protezione della salute umana di 50 μg/m3 da non superare più di 35 volte/anno).
Niente paura aumentiamo il limite massimo di pericolosità, allarme cessato, se non se ne parla, il pericolo non esiste più.
ACQUA
Di deroga in deroga per una decina d'anni (2004 2013 circa), a seguito del recepimento della dir 98/83/CE. L'Italia tra tutti gli stati membri, nel 2004/2005 ha emanato il maggior numero di deroghe, riguardo ai parametri di natura geologica. La prima deroga era attinente ai 10 parametri di rischio che erano soggette 12 regioni. Gli anni 2003/2009 con i diversi investimenti negli acquedotti, sono diminuite le deroghe. Nel 2010 si riaffaccia la deroga riguardante, Arsenico, Boro, Fluoro in 5 regioni. Lombardia, Toscana, Lazio,Campania, Umbria, oltre alle due province di Trento e Bolzano.
Valore oltre il limite e pericoloso per la salute, nel 2013 il limite di sostanze nocive è stato aumentato a 10 microgrammi per litro. Se si aumenta la soglia di pericolosità la salute ne giova.
Doveva essere una deroga transitoria e come sempre in Italia, è diventata una regola fissa e gli interventi necessari sugli acquedotti sono stati disattesi, ormai l'acqua era potabile.

PRODUZIONE AGRICOLA
Cocktail di sostanze attive si trovano anche in Liguria in produzioni tipiche quali un campione di basilico di produzione locale ligure con sette residui (Dimetomorf, Fluopicolide, Piraclostrobin, Spinosad, Imidacloprid, Spinosin D, Spinosin A), mentre un campione di mele di provenienza extraregionale risulta regolare ma con sei diversi residui chimici, tra cui il Boscalid e il Chlorpyrifos. Le irregolarità, invece, sono dovute al superamento dei limiti massimi di residuo (LMR) stabiliti per legge o all’impiego di prodotti fitosanitari non autorizzati sulla specifica coltura. E’ il caso dell’Emilia Romagna che ha rilevato 11 sforamenti, di cui 5 riscontrati in campioni di pere, clementine e uva da vino trattate con sostanze attive non più autorizzate in Italia per queste colture; mentre le restanti irregolarità riguardano il superamento dell’LMR stabilito per Dimetoato e Chlorpyrifos Etile rispettivamente su finocchi, fagiolini, funghi e sulle bietole.
Tredici irregolarità, ma su un numero di campionature molto elevate, sono state registrate dal laboratorio pugliese, su campioni di clementine, carciofi, rape, pomodori, pesche, bietole, lattuga, uva, pesto e su campioni di melagrana e ciliegie provenienti dalla Turchia, in tutti i casi per superamento dei limiti massimi consentiti per legge. I laboratori pubblici mostrano un’ampia variabilità per numero di campioni analizzati da regione a regione, in linea non solo con le prescrizioni del DM del 23 dicembre 1992, relativo ai limiti massimi di residui di sostanze attive tollerate su ed in prodotti alimentari, ma anche con le specifiche disposizioni regionali, che possono richiedere controlli più puntuali alla luce delle criticità del proprio territorio. Allo stesso modo, i risultati analitici elaborati rappresentano un quadro variegato su scala nazionale ma sufficientemente chiaro per riconoscere nel multiresiduo, un fenomeno su cui investire più attenzione per le possibili ripercussioni sulla salute dei consumatori. Ancora oggi, la presenza concomitante di più residui chimici nei nostri alimenti è argomento a cui il Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti, pubblicato annualmente dal Ministero della Salute, dedica sempre meno attenzione.

OGM

I punti più discussi del dibattito sugli Ogm riguardano i rischi per l’ambiente e per la salute umana, la possibilità di coesistenza fra colture Ogm e convenzionali, l’impatto socioeconomico della loro introduzione nei Paesi in via di sviluppo. Il mondo della scienza e della ricerca è ben lontano da un verdetto unanime. Legambiente in difesa del principio di precauzione e della volontà dei cittadini italiani che hanno già da tempo chiaramente espresso contrarietà all’introduzione di coltivazioni OGM sul territorio nazionale, si batte contro la coltivazione di organismi geneticamente modificati, per un agricoltura sostenibile e di qualità. L'Italia vuole dirigersi verso il tutto biologico.

TTIP
La presa in giro

Il negoziato del TTIP in materia di prodotti agricoli si traduce in una lieve riduzione dei dazi per consentire un qualche aumento nelle esportazioni di alcuni prodotti "Made in Italy", ricercati negli Stati Uniti per la loro tipicità, in cambio dell'adozione di pratiche agricole che avrebbero, rapidamente, la conseguenza di far venir meno la tipicità, ovvero la tracciabilità del prodotto di alta qualità. A questo suggerimento masochista i produttori italiani hanno da tempo detto no.

DISERBANTI

Il glifosato è il diserbante che va a braccetto con le colture geneticamente modificate (OGM), soia in primis, il cui DNA è stato modificato da Monsanto per resistere allo stesso diserbante. In Italia negli ultimi anni l'ISPRA ha raccolto campioni di oltre 175 pesticidi nelle acque, superficiali e sotterranee. Tra le sostanze che maggiormente hanno superato i limiti di legge ci sono il glifosato e l'AMPA (un metabolita del glifosato stesso), nonostante il glifosato nella gran parte delle regioni non rientri neppure fra le sostanze monitorate (come ricorda la stessa Ispra: "È utile ribadire la necessità di inserire nei protocolli regionali alcune sostanze che, ove ricercate, sono responsabili del maggior numero di casi di non conformità, quali il glifosato e l'AMPA.").
Il glifosato, oltre che in agricoltura, è ampiamente impiegato per la pulizia dei margini stradali, delle massicciate ferroviarie e dei binari, e anche in prodotti da giardinaggio e per l'hobbistica. Ciò comporta che agricoltori, semplici passanti e altri operatori possono essere esposti a queste sostanza durante le applicazioni, anche in aree pubbliche, come scuole e giardini, frequentate da bambini, ed alla moria sempre più diffusa delle api. Le preoccupazioni e le denunce della società civile sul negoziato TTIP, sono anche un colpo ferale alla retorica della Commissione Europea sulla presunta difesa delle prerogative e degli standard dell'Unione davanti a un rischio di deregolamentazione pesante. Il rischio? È che ogni normativa più rigida di quelle previste dal Codex (codice alimentare) possa essere considerata come distorsiva del mercato e per questo punibile secondo i meccanismi del trattato. Abbiamo avuto già alcuni precedenti per questioni simili: l'Unione Europea dalla fine degli anni novanta dovette subire ritorsioni commerciali per centinaia di milioni di dollari dagli Stati Uniti, a causa della scelta di non importare carne agli ormoni USA. Scelta considerata distorsiva del mercato (in quel caso dal tribunale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, che si è riferita alle indicazioni del Codex che non considerano la carne agli ormoni così dannosa per i consumatori), una fattispecie di reato che non esiste nel codice penale e civile, ma che diventa coercitiva e quindi causa di sanzioni se inserita in un accordo commerciale.

C'è il rischio che verremo invasi dalla carne alla chimica? Sicuramente esiste il rischio e aggiungerei la certezza che verremo sanzionati con ritorsioni proprio perché rifiuteremo quell'invasione. Del resto, anche per l'ambito Organismi geneticamente modificati lo scenario è simile: sarà un organismo tecnico a verificare la coerenza delle normative sul tema, esautorando almeno in parte le prerogative delle istituzioni “democraticamente elette”.
Perchè è questo, alla fine, uno degli obiettivi del TTIP. Mettere in piedi un sistema di cooperazione regolatoria capace di coinvolgere solamente strutture tecniche (le agenzie federali USA) o non elette (la Commissione Europea) nell'armonizzazione delle normative e degli standard, riducendo il più possibile la possibilità di parlamenti e dei singoli cittadini di esercitare un controllo.
Con questi governi di cartone il brodo è tratto. È il ritorno della Lex Mercatoria a discapito della democrazia. È uno dei principali motivi per cui, il 7 maggio, le persone preoccupate sono scese in piazza a Roma.
LA PRESENZA
Latte materno
Acque superficiali e profonde (80%)
Pioggia
14 su 20 prodotti da forno
Metà cittadini europei lo hanno nell’urina
Ne è permesso l’uso di 4 litri/ettaro nei frutteti
Treviso 55000 litri, Verona 200.000 litri (ipotesi)
Italia 1500 ton/anno


L'ALIBI
"L'acceso dibattito nel corso cosiddetta Frankenfoods non riguarda solo i pro ed i contro di manipolare geneticamente le colture per migliorare il loro valore nutrizionale e la resistenza alle malattie, ma riguarda anche la sensibilità intellettuale. Per anni, gli attivisti che si oppongono alla nuova scienza sono stati tacciati di diffusione infondata e storie di orrore imprecise, minacciando di far fallire il progresso vitale necessario per nutrire il mondo.
E' un cammino lungo e difficile per la nuova biotecnologia agraria e il dibattito politico che lo circonda.

mercoledì 11 maggio 2016

PARLIAMO DI BIODISTRETTO

LA SALUTE CERCA BIO




Un Bio-distretto è un’agglomerazione di: agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni le quali stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Nel Bio-distretto, la promozione dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità, per raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali.
In Toscana abbiamo avuto un esempio Biodistretto Greve in Chianti, del Chianti storico e di San Gimignano, ma ancora deve estendersi ad altre località simili, da ricordare in altra data avevo sottolineato l'esperienza del Mercatale di Montevarchi che ha le stesse caratteristiche , anche se sono sul nastro di partenza le province di Lucca e Pistoia, ormai i produttori sono consapevoli che i cittadini vogliono sulle loro tavole prodotti sani e di filiera corta, e con prodotti di stagionalità.
Ricordiamo che il primo Bio-distretto è stato attivato in Italia nel 2009 nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni (SA). Dopo poco più di 3 anni, il Biodistretto ha coinvolto 32 Comuni della zona, circa 400 aziende, 20 ristoranti e 10 stabilimenti turistici che utilizzano i prodotti biologici del territorio ed i numeri sono destinati ad aumentare con il trascorrere degli anni.
Con l'Associazione italiana per l'agricoltura biologica, che è stata la promotrice di questa pratica biologica su larga scala; si adopera su tutto il territorio nazionale, perchè la pratica di coltura sia estesa il più possibile.
Sono stati attivati diversi biodistretti in Italia ed altri sono in procinto di essere aggiunti.
I Biodistretti attivi sono pochi ma ormai presenti in tutta la penisola, quali:
Biodistretto Grecanico nella Regione Calabria, Biodistretto della via Amerina e delle Forre nella Regione Lazio, Biodistretto della Val di Gresta in Trentino Alto Adige, Biodistretto della Val di Vara in Liguria, Biodistretto della Val Valdesi in Piemonte, Biodistretto il Piceno nelle Marche, il Biodistretto della Valle Camonica in Lombardia.
Finirà l'egemonia delle grandi distribuzioni? Qualche supermercato ha già di fatto disposto un angolo ridotto, con prodotti bio. Certo i consumatori si fiderebbero di più se in una rivendita ci fossero solo prodotti biologici.
I consumi sono di fatto garantiti oltre che dai consumatori attenti e salutisti, da alberghi, ristoranti, alle mense scolastiche, alle mense pubbliche, negli ospedali e nelle strutture di accoglienza per anziani. La bilancia dei pagamenti ne risentirebbe in positivo e le importazioni, avrebbero un crollo paradossale. L'impiego nell'agricoltura avrebbe un'impennata storica e..........vissero felici e contenti? Troppa faciloneria guasta il mercato. Avremo bisogno di controlli e controllori ineccepibili, di sanzioni esemplari, per il solo fatto che i consumatori di prodotti bio, vogliono e pretendono la sicurezza di avere in tavola solo prodotti sani.
 Bio sulle nostre tavole attenzione, solo su prodotti di stagione.